Fondazione per l’allevamento e la diffusione del coniglio colorato
Una P ed una B sovrapposte che si fondono in un’unica forma, un raccoglitore di plastica trasparente e all’interno tanti fogli, tre mostre, un curatore, o forse sarebbe più corretto dire una curatrice, una fondazione, degli artisti, un’artista che mette a disposizione il ricavato della vendita delle sue opere, a fondo perduto, per organizzare eventi culturali, un gruppo di ragazze che si esibiscono in concerti, un coniglio colorato.
Sembrano cose diverse, senza legami tra loro ma invece addentrandoci in questo catalogo a schede, che appaga la nostra mente rateizzatrice e rateizzata, il nostro inconscio organizzato a puntate, che scopriamo lentamente, una volta alla settimana dalla psicologa o con l’amica del cuore, ci troviamo davanti ad un progetto, ad un gruppo organizzato che promuove l’arte, nelle sue svariate forme, che organizza mostre-incontri-eventi-concerti-esposizioni-vernici e potrei continuare all’infinito.
Il coniglio, non più quello in bianco e nero delle incisioni di Darer, ma quello colorato che ognuno di noi, almeno si spera, ha dentro di sé, una specie che sembra essere in via di estinzione è l’animale cui questa fondazione dedica tutte le sue energie, perché prolifichi e si diffonda, perché ognuno ne adotti un piccolo e lo curi e allevi con amore.
La Fondazione Pippa Bacca non promuove solo l’opera di questa artista, ma di molti altri anche, e certo qualcuno ha timidamente osservato che c’è una qualche somiglianza tra questa giovane e la curatrice degli eventi, Eva Adamovich, ma per forza, entrambe utilizzano lo stesso corpo, ma se parlate con l’una e con l’altra, da subito vi rendete conto di come non potrebbero essere più diverse, benché accomunate dall’amore per l’abbigliamento verde.
E poi Eva gestisce gli eventi, organizza le mostre, inventa i temi di riflessione, parla con gli artisti, Pippa invece realizza opere d’arte, riflette sul mondo, sul gesto creativo dal quale scaturisce un nuovo universo, taglia e ritaglia foto, fogli di carta, immagini e oggetti, dando loro una nuova forma, una nuova identità, una vita diversa; forse quindi bisognerebbe inventare dei nomi nuovi per queste realizzazioni, perché se la foto di un volto, di qualcuno che ha dato a Pippa un passaggio in macchina viene tagliata per diventare un mezzo di trasporto, che so, un vagone ferroviario, allora bisogna chiamarlo in altro modo, perché non si tratta più di una foto, ma non si tratta neppure di un treno.
Questa è la magia del lavoro di Pippa Bacca, questa operazione di trasformazione di un oggetto che tocchiamo e vediamo e col quale interagiamo, in qualcosa di diverso, in una nuova cosa, con un ruolo altro, che meriterebbe persino un nome che forse neppure esiste, per poter così chiamare davvero ciò che a volte non sappiamo comprendere. E questa magia è reale, Pippa la infonde in tutto ciò che fa, ed è ciò che fanno anche le altre ragazze della fondazione che insieme organizzano eventi e cantano swing.